Anche l’ira ha creato un account

Anche l’ira ha creato un account



 

L’ira è diventata 2.0 ?

Fino a pochi anni fa il termine “ira” si poteva direttamente collegare a uno stato d’animo fisico e concreto, ma con la diffusione e il successo del web e, di conseguenza, quello del social network, dove l’ira e l’odio rischiano sempre di più di prendere il sopravvento. Di conseguenza il fenomeno dell’odio virtuale si potrebbe allargare a causa della tendenza di alcuni individui a imitare i comportamenti aggressivi di altri che si possono riscontare anche un “mondo reale”, ma in questo caso si pensa di avere uno “scudo” ovvero lo schermo e, soprattutto, l’anonimato.

 

Lo schermo e uno scudo sicuro?

Nel mondo dei social, nel tempo, il numero di profili falsi è sempre più aumentato: creati per avere un’identità virtuale non riconducibile alla propria. E proprio queste numerose “identità non definiscono e anonime” diventano potenti strumenti per umiliare altre persone, ovviamente online. Di conseguenza, si trasforma in un’arma di cui molti si avvalgono per far emergere l’odio e l’ira senza essere riconosciuti. Ma si è veramente protetti da uno schermo e dall’anonimato? Da sempre, l'anonimato ha rappresentato una condizione fondamentale per la libertà di parola e di espressione degli individui, diritto importantissimo e riconosciuto anche dalla costituzione. Ciononostante, le autorità continuano a fare pressione per limitare l'anonimato su Internet, proponendo l'adozione di nuove tecnologie che permettano di individuare usi e abusi della Rete. Nel mondo "reale", ad esempio, le compagnie telefoniche sono obbligate a mantenere le informazioni sulle chiamate per un determinato periodo, in modo da poterle fornire alle autorità in caso di bisogno. Inoltre le “autorità specifiche” come la polizia postale riesce attraverso tecnologie che, stanno diventando sempre più avanzate, a identificare anche i profili anonimi.

 

La sofferenza di una vittima

Le vittime del cyber bullismo, nella maggior parte dei casi, conoscono personalmente i loro aggressori. Trattandosi prevalentemente di adolescenti e in generale giovani, le vittime sono particolarmente vulnerabili di fronte a tali comportamenti. La maggior parte di esse ha difficoltà nel parlare dell’argomento e nel denunciare gli aggressori per paura di essere ricattate. Intrappolate in uno stato di fragilità emotiva estrema, le vittime dei cyberbulli rischiano conseguenze pericolose. Molte di esse incorrono in forme di depressione, autolesionismo e tendono ad isolarsi. La pressione psicologica agisce negativamente anche sulla condizione fisica, infatti un’alta percentuale di vittime ammette di aver ridotto, per esempio, drasticamente l’assunzione di cibo. Questa conseguenza è fortemente presente nei casi di “body shaming”, ovvero nei casi di offese che tendono a concentrarsi sull’aspetto fisico della vittima e, al tempo stesso, un’altrettanta percentuale di vittime trova “rifugio sicuro” nel cibo, lasciandosi andare ad “abbuffate” eccessive. La conseguenza peggiore del cyberbullismo è la capacità di indurre al suicidio. Purtroppo tante vittime, anziché chiedere aiuto, trovano nel suicidio la soluzione sbagliata per liberarsi di questo peso, ma da quanto è emerso fino ad ora, è evidente come il cyberbullismo possa compromettere la vita delle persone fino ad arrivare a conseguenze estreme, di conseguenza contrastare questo fenomeno e aiutare le vittime è fondamentale. Si può aggiungere che le vittime dei social posso essere di qualunque tipo ad esempio, in primo luogo, le persone di rilievo e di personaggi pubblici subiscono ogni giorni attacchi sui social, ma riescono, comunque, a gestirli attraverso esperti del settore giudiziario e giuridico; secondariamente vi sono persone considerate “deboli” che non riescono a reagire e a segnalare immediatamente per paura delle conseguenze. Secondo la mia esperienza personale ho potuto comprendere che è inutile considerare sé stessi come “sbagliati” poiché  chi fa un commetto poco gradito vuole solo essere al centro dell’attenzione, quindi è giusto non dare troppo peso a ciò che viene trascritto sui social e, soprattutto, rivolgersi alle persone giuste, subito senza aspettare che l’atto ricapiti nuovamente e diventi una situazione potenzialmente pericolosa.

 

Sensibilizzare è la giusta via?

L’aggressione sui social è risolvibile? E come si può limitare? Per rispondere a questa domanda si può far riferimento alla legge 29 maggio del 2017 che pone l’obiettivo di contrastare il fenomeno del cyberbullismo in tutte le sue manifestazioni, con azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti, assicurando l’attuazione degli interventi senza distinzione di età nell’ambito delle istituzioni scolastiche. oltre a ciò anche il testo sulla legge contro il cyber bullismo è stato approvato oggi alla Camera con 432 voti favorevoli e una sola astensione. Si tratta di un momento fondamentale per tutti gli studenti che sono stati vittime di questo fenomeno sempre in crescita, di un grande passo.  Sicuramente informare soprattutto i giovani di quali conseguenze può portare anche un solo commento negativo è una delle tante “vie” per prevenire atti di aggressione sui social, inoltre non solo la scuola dovrebbe fornire la giusta formazione, ma anche nella realtà quotidiana e famigliare poiché far conoscere i buoni principi e il rispetto verso le altre persone è fondamentale soprattutto attraverso il dialogo. 

 

Conclusione: non bisogna lasciare solo nessuno

In conclusione l’ira sui social network deve essere sempre più ridotta, soprattutto, attraverso i piccoli gesti ovvero non condividendo commenti che potrebbero causare un malessere a livello emotivo e bisogna aiutare le vittime in caso di bisogno segnando o facendolo presente a chi può intervenire direttamente. Non bisogna poi dimenticare che i cyberbulli e chi trasmette la propria ira sui social difficilmente si limitano a un singolo episodio: le prevaricazioni diventano costanti e frequenti, quindi non bisogna quindi trascurare il cyberbullismo, né considerarlo meno importante di altre problematiche adolescenziali, le vittime e le loro storie, dovrebbero farci riflettere e aiutare a sensibilizzare.

 

Bibliografia e fonti

-        Articolo letto inserito nella traccia.

-        Articoli della costituzione e codice penale.

Corsi affrontati durante il percorso di scolastico. 

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